Viaggio in… Oregon & Washington

Cara Candy,

Ci siamo conosciute per caso, mi sfamavi tutti i giorni alla mensa di Yellowstone, ti ho prestato il mio letto quella notte perché avevi il turno presto (e così fanno le amiche). Il giorno che sei partita è stato un giorno triste, dopo averti salutata andai a pranzo e girato l’angolo, dietro al bancone invece di trovare il tuo sorriso trovai un ragazzo ben piazzato dai capelli rossi, tutto il contrario di te e mi venne da piangere. Non potevo immaginare che dopo tutte le lettere che ci siamo scambiate ci saremo rincontrate (per caso) a Bangkok nel 2018 con la tua bimba e tuo marito. E dopo un decennio eccomi qui a visitare questi luoghi che mi hai tanto consigliato, quell’angolino di Stati Uniti che per me era troppo “in là” nel tour del 2011. E forse non poteva esserci momento più unico di questo per fare questo viaggio.

Il programma: due grandi città (Seattle e Portland), un parco nazionale (Olympic), qualche location di film, un paio di musei dell’aviazione, e chilometri di spiagge oceaniche.
10 giorni e 1.300km circa. Programma rilassato per le distanze americane. Ma questa è la prima vera vacanza dopo aver annullato Koh Lipe a febbraio 2020, quindi il relax ci sta tutto.

Le tappe principali del nostro viaggio in auto

Il giorno prima del volo per Seattle è stato difficile. Molto diverso dai soliti giorni pre-partenza pre-COVID-19. Fare le valigie è una cosa che ormai mi viene naturale. Invece questa volta tutto è stato più pesante: le mascherine quante ne portiamo? Colazione in hotel o meglio fuori? Il numero di casi come va? In aeroporto come sarà? Ci sarà da fare code ai musei?

Poi, alla fine, l’adrenalina di scoprire posti nuovi ha avuto la meglio ed è stato più rigenerante di quanto immaginassi. Pochissima gente e tutto gestibile. Abbiamo visitato musei d’arte, bevuto numerosi caffè e birre ottime, mangiato il mio primo Mac&Cheese e scoperto l’esistenza dei Dutch Baby.
Ma la natura?! Mi ero dimenticata quella sensazione di immensità dei parchi americani che ti avvolge, facendoti sentire minuscolo ma allo stesso tempo parte del mondo.

Seattle

Il nostro viaggio parte e finisce qui. E’ una città di alti e bassi, ha avuto grandi crisi e grandi anni di splendore. Di certo qui l’ambiente e il clima aiutano l’imprenditoria visto l’elenco delle aziende nate qui o con sede qui (tra le tantissime cito: Starbucks, Miscrosoft, Amazon, Funko, Boeing, Costco, UPS, Nordstrom, Expedia). E per non parlare della musica, Seattle è la città natale di gruppi come Nirvana, Foo Fighters, Pearl Jam, ma anche di Jimi Hendrix.

I primi coloni europei arrivarono a metà ‘800 e l’intenzione era di chiamare l’insediamento “New York”, ma per fortuna cambiarono idea e decisero di chiamarla Seattle, una storpiatura inglese di Sealth, il nome del capo tribù indiano locale. In realtà ha diversi soprannomi: Emeral City (per gli alberi e parchi sparsi ovunque), Rain City (piove per un terzo dell’anno), Gataway to Alaska (passaggio per Alaska) o Jet City (per la presenza di Boing).
Le cose da visitare a Seattle non sono tantissime, ma tutte richiedono un po’ di approfondimento per essere apprezzate.

Fun Fact*: è gemellata dal 1993 con Perugia e dal 1999 con Napoli.

Space Needle

La Space Needle (ago spaziale) è una torre costruita per l’Expo del 1962, il tema di quell’anno era: “L’Uomo nell’era dello Spazio“. E’ alta 184 metri, ha un piano rotate che di solito ospita un ristorante. Costruita con tecnologie antisismiche, ancora oggi è il posto più sicuro dove trovarsi a Seattle durante un terremoto. A me questa torre a stregato, ha delle linee che sembrano tutt’ora moderne.

Chihuly Garden and Grass

Dale Patrick Chihuly è un artista del vetro. Scopre l’arte del vetro all’università, ma è grazie ad un viaggio a Venezia che scopre la tecnica del vetro soffiato. Le sue opere sono molto legate alla natura e alle sue imperfezioni. Una cosa che non sapevo: è lui l’artista che ha creato i fiori appesi al soffitto nella hall del Bellagio a Las Vegas, per chi li ha visti sono davvero indimenticabili.

Pike Place Market

Fondato nel 1907, è il più antico mercato stabile degli Stati Uniti. Si affaccia sulla baia di Seattle e si sviluppa su più piani. Qui potete comprare mazzi di fiori, zampe di granchio gigante, frutta, spezie, fumetti, incensi o della pasta fresca. Ci sono anche dei ristoranti o piccoli chioschi molto famosi che hanno file infinite. Difronte si trova anche il primo Starbucks ancora in servizio, e anche qui la coda è da inserire tra le attrazioni da visitare.

MoPOP

Un museo interamente dedicato alla fantascienza e alla musica/cultura pop. Hanno più di 100.000 oggetti, e solo una piccola parte è esposta; bisognerebbe tornare a Seattle ogni sei mesi per riuscire a vedere qualche collezione in più, peccato non poterlo fare. Il museo si trova proprio sotto la Space Needle, in una costruzione altrettanto fantascientifica di Frank Owen Gehry (sì, quello del Guggenheim di Bilbao). Nella foto tre costumi dalla saga di Harry Potter.

La corsa all’oro del Klondike

Sono cresciuta a pane e topolino, quindi quando ho scoperto che c’era un Museo del Klondike (si legge clòndaich, ora lo so anche io) ho dovuto fiondarmi. Gratuito e in mezzo ad una zona un po’ laterale rispetto al centro, non mi aspettavo gran che, e invece è stato istruttivo e divertente.
In breve: nel 1896 dell’oro fu trovato in un fiume tra Alaska e Canada. Quando la notizia si diffuse decine di migliaia di persone tentarono fortuna partendo proprio da Seattle. Ovviamente la maggior parte dell’oro era già stato preso, quindi per molti il viaggio fu inutile se non fatale. Chi fece davvero successo fu soprattutto chi rivendeva attrezzature e provviste ai cercatori d’oro. Tra le storie incredibili ci sono quelle di donne che partirono da Seattle con farina, acqua e un forno a legna caricato su un carro e cucinavano lungo il sentiero dei minatori e vendevano i pasti. Donne senza marito in terre selvagge: uno scandalo per l’epoca, per me delle vere esploratrici!

Portland

Portland è famosa per tre cose: i ponti che collegano i due lati della città, le birrerie artigianali e il giardino di rose sulle colline. Devo dire che sono rimasta colpita da tutte e tre. Come a Seattle, anche qui troviamo tantissimi parchi e alberi sparsi per tutta la città. Addirittura qui c’è un parco che si sviluppa su 12 isolati in lunghezza, al centro di Downtown: i South Park Blocks.

Tra i posti che abbiamo visitato:
– Il Giardino Giapponese meravigliosamente curato, dove abbiamo incontrato una dolcissima guida giapponese che ci ha raccontato segreti e tradizioni sulla cura di queste opere botaniche.
Multnomah Falls, una delle cascate che confluisce nel Columbia River.
– Il Museo delle Aspirapolveri: tappa obbligatoria in una di quelle cose che per arrivarci bisogna perdersi. In realtà è un negozio di elettrodomestici aperto dal 1932 e che ha conservato degli esemplari delle varie epoche. Un viaggio nel tempo attraverso un oggetto comune.
– Camminata lungo il fiume per ammirare i ponti. Il mio preferito: Steel Bridge, la cui parte centrale può essere sollevata per far passare le imbarcazioni.
– Il Giardino delle Rose, una infinita distesa di rose e giardinetti. C’è pure una “Walk of Fame”, placche su un marciapiedi con il nome della rosa vicitrice dell’annuale concorso.

Tra tutte le cose da visitare ci tenevo ad una cosa in particolare: Powell’s Bookstore, la libreria indipendente di libri nuovi e usati più grande del mondo. Copre un intero isolato, ha i piani divisi per colore per aiutarti a non perderti, e la sezione color caffè di solito ospita il bar. Ma quello che davvero non potevo credere che sarebbe successo è stato di trovare il libro “Juliet’s Answer” di Glenn Dixon, e tra le pagine ci sono proprio io.

Olympic National Park

Mappa del Parco Nazionale Olympic (fonte: http://www.nps.gov)

Negli Stati Uniti ci sono più di 400 siti, sotto la tutela dei Parchi Nationali. Quattrocento. Sono inclusi monumenti, piccole riserve e parchi sconfinati come Yellowstone. L’Olympic National Park copre una superficie un poco più grande della Valle d’Aosta, al suo centro si trova il Monte Olimpo (la zona verde nella mappa), ma caratterizzano il parco soprattutto le coste rocciose che affacciano sul Pacifico e la “Rain Forest” (foreste pluviali) di conifere.

I Parchi sono luoghi naturali e protetti, ci sono delle zone raggiungibili in auto dove si trovano i Visitor Center (sì, dove lavorano i ranger), i campeggi e da dove partono i sentieri. Noi non abbiamo fatto lunghe camminate, ma abbiamo percorso i loop, quei percorsi circolari di qualche ora al massimo. Per accedere alle zone indicate in verde si paga un biglietto di accesso/donazione al parco di 30 dollari, che vale sette giorni ed è legato al veicolo, quindi una macchina, un biglietto. Noi abbiamo visitato la costa, l’Hoh Rain Forest, l’Hurricane Ridge e Staircase. Stesso parco, ma panorami incredibilmente diversi.

Location film e serie

Sebbene non sia una zona prettamente turistica, nella penisola Olimpica e, in particolare a Seattle hanno ambientato moltissime serie tv e film. Ovviamente ambientare non significa anche girare le scene, la stessa Grey’s Anatomy è girata per lo più a Los Angeles con piogge fintissime, e solo alcune scene esterne e le inquadrature panoramiche sono effettivamente a Seattle.
Ma queste sono le terre di una saga che ha accompagnato la mia adolescenza (e non solo la mia): Twilight. Tanto ben scritta quanto male trasposta al cinema. E questa si che è stata girata da queste parti, quindi ho fatto qualche tappa intermedia

Ho cominciato questa Travel Letter dicendo che il programma era “rilassato” e che non c’erano molte cose da visitare, ma questo è forse il pezzo più lungo che abbia scritto e non ho nemmeno raccontato tutto. Un’ultima curiosità la trovate nel mio ultimo post di Instagram.

*: i “Fun Facts” significa aneddoti divertenti, curiosità. Cose che non sono strettamente legate al racconto del viaggio ma che leggendo mi sono comparse e trovo interessante condividere.

A presto con altri racconti,

Anna

Foto di copertina: tramoto al Hurricane Ridge Visitor Center, Olympic National Park.

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