Cara Italia,
Mi è difficile parlare e scrivere di viaggi in un momento strano e assurdo come questo. Ho cominciato a scrivere questa Travel Letter settimane fa, quando il virus era più qui che lì, quando i nostri amici erano più preoccupati per noi, e non il contrario, come ora.
Questa sarà una Travel Letter meno travel e più letter, in cui vi racconto di un viaggio che c’è stato e di uno invece che è stato annullato. Una destinazione che volevamo rivivere prima di partire per altre avventure, che era in programma per marzo 2020 e che invece:

Lo so, lo so è una cosa piccola, stupida e anzi proprio per il fatto che non siamo andati sappiamo di aver fatto la scelta giusta. I problemi sono altri, più grandi e dei quali non si sa come potremmo risolverli e quando. Però essere in questo momento a 10.000 km da casa pesa più del solito. E per chi come noi il viaggiare è diventato uno stile di vita (si parlo proprio con voi) questa pausa mette in discussione tutto.
Non avere certezze su quel che succederà al mondo mentre sei in viaggio, non sapere dove potresti restare bloccato, o che sanità ha quel Paese.. Oggi è il COVID19, ma domani/il mese prossimo/tra due anni?
Forse la cancellazione gratuita diventerà un’opzione automatica, le assicurazioni viaggio aumenteranno i premi, e faremo meno viaggi lunghi. Non lo so, per adesso riesco a vedere solo fino al 4 maggio.
Ma non deprimiamoci oltre. Il viaggio a Koh Lipe di 13 mesi fa è arrivato un pò per caso, non lo abbiamo sognato per anni, anzi non sapevamo nemmeno dell’esistenza di questa isola fino a poche settimane prima di partire per Singapore. Ecco la storia:

Nicolò(❤️), pochi giorni prima di partire per Singapore, ci parlò dei sui viaggi in Birmania e Thailandia, suggerendoci posti e cose da scoprire. Io misi tutte le bandierine del caso su GoogleMaps, e tra queste c’era anche Koh Lipe. Una isoletta sperduta nel mare delle Andamane, lunga 2km e mezzo e larga 2, difficile da raggiungere e per questo poco conosciuta, ma dove i pesci e i coralli si vedono dalla spiaggia.
Per arrivare a Kho Lipe è meno traumatico farlo dalla Malesia. Noi per arrivare siamo partiti da Singapore con un volo per Langkawi – Malesia (isola già visitata durante il nostro primo viaggio da Singa, e prima Travel Letter). Poi taxi fino al porto, traghetto di un’ora e dieci, e trasbordo diretto su una barchetta di legno (come quelle nella foto qui sotto) e poi finalmente a riva.

Avendo cambiando nazione durante la traversata dalla Malesia alla Thailandia l’immigrazione si fa… in spiaggia. Con un omone di 130kg, vestito di nero che fa controllo bagagli fumando e un animatore da villaggio vacanze che gestisce l’accesso all’immigrazione, scalzo e con i piedi nella sabbia.
Sull’isola non ci sono macchine ma solo motorini con piccoli sidecar per portare cibo e oggetti, e all’occorrenza un paio di persone. Un piccolo gruppo di ristoranti crea la via principale della movida serale. Ma la vera attrazione qui è il mare.





Ora ci restano solo i ricordi e una promessa: tornarci per davvero, tra 3 anni, per il capodanno del 2023. Qui è scritto, e una promessa è una promessa!
Non ci resta che viaggiare con la fantasia!
A presto,
Anna