Cara Anna,
poco più di un anno fa, nel weekend di San Valentino, abbiamo fatto un breve viaggio mare-sole-cibo a Phuket, in Thailandia. Famosissima, anzi famigerata destinazione. Non avevo grandi aspettative, e sinceramente non avevo nemmeno tutta questa voglia di andare in un luogo tanto turistico.
Ma come per Malacca il cambio programma si è rivelato una piacevole sorpresa. Perché ho scoperto che Phuket è un’isola immensa (540 kmq), e c’è la Phuket dei locali e c’è quella per i backpacker e le famiglie: vita diurna e piccoli budget. C’è si tanta gente, ma anche tantissimo spazio per tutti. Noi abbiamo scelto la zona di Karon, ai piedi del Big Buddha bianco.

Spiagge immense e tantissimi chioschetti per mangiare dalla colazione fino a cena tardi. Ma la vera sorpresa è arrivata quando ci siamo resi conto che i turisti erano principalmente di tre nazioni: una piccola percentuale di russi (tutti debitamente scottati dal sole), e per il resto svedesi e… veneti!
Sentir parlare padovano in spiaggia a Phuket vi assicuro che lascia piuttosto sconvolti.
“Co te rivi al Santo, pena dopo ła rotatoria te ciapi ła prima a destra e te si rivà.”
E poi i pesci e i tramonti meravigliosi, e le merende con la frutta pronta da mangiare..

Il weekend è passato in fretta, ma c’era una cosa che dovevamo assolutamente provare. Su suggerimento del Saba (la citazione è doverosa) siamo andati ad assaggiare il Pad Thai (tipico piatto thailandese, con tagliatelle di riso e gamberetti, forse il mio preferito tra tutti i piatti del Sud Est Asiatico), che a suo dire era il più buono mai mangiato.
Ci sembrava esagerasse, come on, io ed Elisa abbiamo un discreto CV in quanto viaggi, soprattutto nella penisola dell’Indocina, e ogni tanto ho azzardato qualche consiglio culinario quando richiesto, ma arrivare a eleggere un piatto il “più buono” ci sembrava un errore da principianti.
Sospettosi ma curiosi ci siamo incamminati verso il ristorante, aperto solo a mezzogiorno, e quindi già pretenzioso di farci lasciare la spiaggia per pranzo, cominciamo male…
Giunti a destinazione il posto si presentava come un accampamento in mezzo al deserto: sporca, con i teloni in plastica di vecchie pubblicità ingiallite a fare da pareti e cucina praticamente all’aperto.

Entriamo e scopriamo che i tavoli sono tutti pieni, e questo comincia a farci rivalutare la nostra prima impressione. Quindi ordiniamo da un menù di una decina di piatti: due Pad Thai e un riso alla polpa di granchio (casomai ci andasse male divideremo il riso).
Mentre attendiamo che si liberi un tavolo osserviamo un costante via vai di turisti in motorino, che arrivano, entrano prendono da asporto e ripartono. E qui cominciamo a capire che qualcosa di speciale forse dopo tutto c’è.
Per le foto dei piatti sarà per la prossima volta, ma queste sono le nostre facce dopo aver mangiato:

E si, è stato il Pad Thai più buono che avessimo mai mangiato.
Travel with su,
Anna
PS. Il ristorante si chiama “The Pad Thai Shop“. Se passate di qui non potete proprio perdervelo.